EBA + LOM + ESG = Finanza alle imprese
Negli ultimi anni ottenere un prestito bancario è diventato più complesso rispetto al passato. Non basta più avere i conti in ordine: oggi le banche richiedono alle imprese una capacità sempre più chiara di dimostrare la sostenibilità finanziaria futura. Questo cambiamento deriva da una serie di linee guida europee, le cosiddette “LOM”, acronimo che sta per “Loan Origination and Monitoring”, ossia concessione e monitoraggio dei prestiti. Le LOM sono state introdotte dall’EBA, l’Autorità Bancaria Europea, che ha il compito di stabilire regole comuni per rendere più solido e trasparente il sistema finanziario dell’Unione Europea.
Anche se le LOM sono tecnicamente rivolte alle banche, le conseguenze ricadono direttamente sulle imprese. Infatti, le banche per adeguarsi devono chiedere informazioni molto più dettagliate alle aziende che chiedono credito, andando ben oltre il bilancio o il rendiconto economico. Questo significa che un’impresa deve oggi essere in grado di raccontare con numeri precisi non solo dove si trova, ma anche dove sta andando. Bisogna saper presentare proiezioni, flussi di cassa attesi, sostenibilità del debito, ma anche eventuali criticità e piani per affrontarle.
Un aspetto sempre più rilevante introdotto nelle più recenti evoluzioni delle LOM riguarda i cosiddetti rischi ESG, cioè quelli legati a fattori ambientali, sociali e di governance. Le banche sono invitate a valutare anche l’impatto ambientale delle attività finanziate, la qualità della gestione aziendale e la trasparenza dell’impresa. Questo significa che una PMI attenta all’ambiente, ben strutturata nei processi interni e trasparente nei rapporti con collaboratori e clienti è vista con maggiore favore dal sistema bancario.
Le banche, per rispettare le linee guida LOM, esaminano con attenzione la capacità dell’impresa di generare utile operativo e flussi di cassa. Analizzano la sostenibilità dell’indebitamento, il livello di rischio finanziario e la capacità di far fronte alle obbligazioni nei tempi previsti. Per fare questo, è necessario che le imprese forniscano dati affidabili su utili, margini operativi, debiti, patrimonio netto e capacità di autofinanziamento. Non si tratta solo di fotografie del passato, ma anche di film del futuro: le banche vogliono vedere dove l’azienda pensa di andare, con quali risorse e in quali tempi.
Al di là dei numeri, ci sono altri segnali che possono generare preoccupazione negli istituti di credito. Ritardi nei pagamenti verso dipendenti, fisco o enti previdenziali, perdite economiche ripetute, cali significativi del fatturato o riduzioni improvvise del patrimonio netto sono tutti elementi che possono far scattare un campanello d’allarme. In alcuni casi, le banche inseriscono nei contratti dei cosiddetti “covenants”, cioè clausole che impongono il rispetto di certi parametri: se non vengono rispettati, il prestito può diventare revocabile o rinegoziabile in termini peggiorativi.
Per questo motivo, oggi più che mai, le imprese devono essere preparate. È fondamentale avere una visione d’insieme solida, piani finanziari aggiornati, previsioni ragionevoli e fondate, nonché la capacità di spiegare e giustificare le proprie performance in modo trasparente. Non si tratta di una formalità, ma di un nuovo modo di dialogare con il sistema bancario, fatto di consapevolezza, capacità previsionale e affidabilità.
Le nuove regole europee non devono spaventare. Sono nate per rendere il credito più sicuro, più equo e più sostenibile. Per le imprese, significa che non basta più chiedere fiducia: bisogna saperla meritare con dati, progetti e capacità di gestione. In questo contesto, chi impara a parlare il linguaggio delle banche parte con un grande vantaggio. Per questo, è consigliabile iniziare da subito a organizzare le proprie informazioni in modo chiaro e strutturato. È un investimento che può fare la differenza, oggi più che mai.
Noi siamo pronti, voi?
Articolo di Lello Piperno
23/07/2025