Il Coraggio del Cambiamento: Perché il Consulente Non è un Amico, ma un Alleato
Spesso ripensiamo a quel momento preciso in cui un’azienda decide di chiamarci. È quasi sempre un momento di estremo bisogno, quello che potremmo definire il “momento della verità”, dove tutto sembra cospirare contro: le spalle sono ormai al muro, i conti faticano a tornare, il mercato è cambiato senza chiedere il permesso e le vecchie, rassicuranti ricette non funzionano più. In questa fase delicatissima, l’imprenditore accetta, obtorto collo, di farsi aiutare. È una resa consapevole, dettata dalla necessità, e nasce dalla comprensione, per quanto dolorosa, che sarà necessario mettere in discussione molto: processi consolidati, prassi comode che semplificavano la giornata e, soprattutto, la propria forma mentis, il modo stesso di vedere il business.
Ed è proprio qui che inizia il nostro lavoro più delicato, quel camminare costante sul filo del rasoio. Un consulente serio, lo sappiamo, non vende illusioni o scorciatoie; propone una strada, spesso impervia, ma l’unica percorribile per uscire dalla crisi. Una strada lastricata di adeguamenti degli assetti, di rigore nelle compliance, di una trasparenza totale e a volte spietata di tutti i KPI aziendali. Perché ormai è chiaro a tutti che scherzare su questi fronti può costare carissimo.
All’inizio, si crea un’onda di fiducia e quasi di gratitudine. Finalmente si intravvede una via d’uscita, una mappa per l’orientamento. Ma è dopo, quando si passa dalla teoria alla pratica, che arriva la fase veramente complessa. Spesso, le azioni che vengono realmente messe in atto sono solo una parte, a volte nemmeno la più significativa, di quanto era stato concordato. È un meccanismo psicologico più che comprensibile: il tentativo di risolvere un problema enorme con lo sforzo minore possibile, quasi che applicare metà della cura prescritta potesse guarire l’intera malattia.
Ed è a questo punto critico, quando la fatica del cambiamento si fa sentire, che spuntano, come funghi dopo la pioggia, quelli che chiamiamo i “consulenti del sì”. Abili oratori dell’illusione, esperti nel dire all’imprenditore proprio ciò che il suo io più affaticato vorrebbe sentirsi dire: che ha ragione lui, che il precedente consulente non aveva capito nulla della sua azienda speciale, che tutto quel rigore non serve, che si può tornare alla vecchia normalità. Il “cartellino rosso” verso di noi, in questi frangenti, è spesso veloce e senza contraddittorio. La diagnosi scomoda ma veritiera viene prontamente sostituita dall’illusione confortante.
E noi, a questo ci siamo abituati. Fa parte del gioco, è un rischio professionale che accettiamo. Quello a cui non ci abituiamo mai, però, è il timore sordo e persistente che anni di lavoro, di analisi, di progetti costruiti con cura, vengano vanificati da queste pericolose tentazioni. Perché il vero prezzo di un ripiegamento sull’illusione, lo sappiamo bene, non lo paga il consulente estromesso. Quel prezzo, nel peggiore dei casi, lo paga l’azienda nella sua interezza: i collaboratori che ci lavorano a tempo pieno, le loro famiglie, tutto quell’ecosistema di persone e relazioni che dipende, in ultima analisi, dalla lucidità e dal coraggio di chi siede al timone. La nostra, quindi, non è una questione di orgoglio professionale ferito. È una questione di responsabilità che sentiamo di avere verso il sistema-impresa nel suo insieme.
In realtà, il nostro compito più autentico non è essere degli eroi, ma degli architetti della sostenibilità. Siamo alleati, non amici compiacenti. L’amico, a volte, ti dice che va tutto bene anche quando non è vero, per non turbarti. L’alleato, al contrario, ti avvisa del pericolo che non vuoi vedere e ti aiuta a prepararti ad affrontarlo. Il nostro lavoro è costruire un’azienda resiliente, non solo tamponare un’emergenza. Un’azienda in cui i KPI non siano semplici numeri su un foglio Excel, ma la bussola che guida ogni decisione strategica; dove le compliance non siano un adempimento burocratico, ma un’armatura robusta contro i rischi; dove l’assetto organizzativo sia chiaro, snello e realmente efficiente. Questa trasformazione profonda richiede un coraggio che va ben oltre l’accettazione iniziale a denti stretti. Richiede la perseveranza quotidiana di applicare la cura fino in fondo, anche quando è amara, anche quando la tentazione di abbandonare la terapia è forte.
Alla fine, la scelta per un imprenditore si riduce sempre a una questione fondamentale: la scelta tra il vero e il comodo. La strada del vero è faticosa, richiede umiltà e una disciplina ferrea. Promette, però, un ritorno a una salute solida e una crescita sostenibile nel lungo periodo. La strada del comodo è rassicurante all’inizio, è una carezza sull’ego, ma è lastricata di illusioni. E porta, quasi immancabilmente, a un peggioramento della situazione, semplicemente rimandato nel tempo. Noi siamo qui per percorrere la prima strada, al fianco di quegli imprenditori che, nonostante la fatica e i dubbi, hanno il coraggio di guardare in faccia la realtà e di costruire il futuro della loro azienda su fondamenta solide. Perché il successo più grande di un consulente non è essere osannato, ma poter assistere, un giorno, al prosperare dell’azienda del cliente, forte e autonoma, anche e soprattutto senza più bisogno di lui.
Noi siamo pronti, Voi?
Articolo di Marco Simontacchi
18/11/2025

