Guerra cibernetica, prepariamoci bene

Dal rapporto del Clusit, l’Associazione Italiana per la sicurezza informatica, a fronte di una crescita mondiale degli attacchi informatici del 21%, l’Italia ha visto nel 2022 un aumento record del 169%.

Il 2022 registra l’anno peggiore di sempre per la cybersecurity, e non è che l’inizio.

In Italia il 93% degli attacchi è ransomware, ovvero rivolti ad un riscatto per rientrare in possesso di dati e operatività.

A essere colpiti non sono solo le istituzioni ma soprattutto le imprese, in crescita del 150% rispetto al 2021.

A un simile attacco massiccio, destinato ad aumentare, non si può pensare di vivere sperando nella buona sorte.

Le porte aperte al nemico, infatti, sono causate quasi sempre da sistemi inefficienti o da leggerezza da parte di dipendenti.

Occorre prepararsi per tempo, prima che ci si trovi con il problema, e tutte le soluzioni sono preventive.

Tre sono le principali attenzioni: sistemi aggiornati e adeguati, una corretta formazione di tutto il personale con osservanza delle regole e una robusta copertura che garantisca la azienda da tutte le ricadute economiche, dirette e indirette.

Questi tre temi vanno affrontati seriamente per mettere in sicurezza le aziende, sempre più digital e sempre più in cloud.

La sicurezza non è un costo, è un investimento per la salvaguardia dell’impresa e da un altro lato un obbligo di legge qualora detenessimo nei server dei dati sensibili di qualsivoglia natura.

Come sempre la scelta è tra subire o essere protagonisti del proprio successo.

Noi ci siamo, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

08/03/2023

 

 

Catene forti anticrisi

Eurostat rileva che nel 2022 l’Italia ha visto un forte aumento dei fallimenti nel quarto trimestre (+38%) insieme a Francia (+64%) e Spagna (+55%).

Iniziano a saltare quelle imprese che, ottenuti gli aiuti di stato Covid, non hanno sfruttato l’occasione per ristrutturarsi e rafforzarsi o sono state affossate dal successivo aumento dei costi a cui non hanno saputo o potuto far fronte pagando oggi l’amaro prezzo.

Questo fenomeno avrà ripercussioni su occupazione e crescita mettendo ulteriore pressione in vari settori industriali e commerciali.

Preoccupante è anche la serie di effetti collaterali che questi fallimenti inevitabilmente si trascinano dietro.

Perdere nel giro di breve uno o più fornitori strategici è rischioso se non vi sono piani alternativi già predisposti, oltre ad avere un probabile impatto sui costi variabili e sui tempi di consegna a clienti con possibili penali o perdita di clientela e di commesse.

Subire il fallimento di uno o più clienti importanti non stiamo nemmeno a spiegare che ricadute comporti.

A rischio in queste situazioni è sia lo stato patrimoniale che il conto economico insieme alla pianificazione dei flussi e quindi la solidità aziendale con la propria capacità di far fronte agli impegni economico finanziari.

Con il nuovo codice della crisi di impresa, inoltre, non si può più attendere molto prima di dichiarare una probabile crisi di insolvenza, anche se importata per cause esogene e magari con un portafoglio ordini e utili previsti di tutto rispetto.

Il panorama è fosco e tutt’altro che tranquillo, basta un altro scossone e molte altre aziende, ancora traballanti, rischiano di scomparire.

Come sempre a un problema vi è una soluzione.

Le grandi imprese mettono in campo Direttore Finanziario, Credit Manager e Risk manager che si occupano di monitorare la qualità e solidità di clienti, fornitori, del credito commerciale e dell’adeguatezza delle disponibilità di cassa per far fronte alle evenienze, trasferendo se necessario il rischio insolvenza a terzi e rovesciando l’indice di rotazione debiti crediti a favore dell’azienda.

Con buona pace delle PMI che tale linea di management non se la possono permettere subendo.

Si possono permettere però, con un investimento marginale e variabile, la consulenza in temporary management di professionisti che li rendano efficaci e competitivi al pari delle grosse imprese.

Un problema se risolto diviene un vantaggio competitivo, in tempo di crisi significa anticipare la ripresa e guadagnare fette di mercato lasciate libere da chi si è dimostrato sprovveduto.

Noi ci siamo, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

02/03/2023

La conoscenza rende liberi

Essere imprenditori in una Micro PMI oggi è più complicato che in passato.

Se un tempo bastava il buon senso e un/a contabile con tutti gli adempimenti fiscali e normativi oltre ai vari parametri sia del rating che del Codice della Crisi di Impresa oggi si richiede una specializzazione verticale notevole in diversi ambiti complessi.

Essere aggiornati e adempienti significa in prima battuta mettere in sicurezza l’azienda e l’imprenditore da rischi di sanzioni pesanti o da incidenti che potrebbero minare la sopravvivenza dell’azienda.

Certo si possono delegare in toto a professionisti esterni alcune di quelle funzioni e adempimenti senza più apparentemente doversene curare.

Tuttavia, ciò espone a rischi l’azienda, in tal infatti modo l’imprenditore è vincolato al professionista e non crea le condizioni per poter esercitare il controllo sull’efficacia ed efficienza dell’operato, rimanendo così comunque ciechi e responsabile davanti alla legge.

I professionisti sono una fondamentale risorsa di cui oggi non si può fare a meno. Esiste la possibilità di avere tuttavia un elemento all’interno dell’azienda che faccia le veci dell’Imprenditore assistendolo nella strategia e tattica di tutte tali questioni supervisionandolo e coinvolgendolo in tutte le scelte migliori e nei rapporti conseguenti con il professionista: un Consulente Strategico in Temporary Management.

In tal modo si crea una conoscenza e coscienza di ogni ambito sensibile aziendale che permetterà all’imprenditore di divenire decisionalmente autonomo e capace senza dover forzatamente accettare qualsivoglia soluzione prospettata da un terzo che non vive e respira l’azienda.

La conoscenza rende liberi e consapevoli.

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

23/02/2023

 

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