In che fase industriale storica siamo?

Attualmente, siamo considerati nella fase della Quarta Rivoluzione Industriale, nota anche come Industria 4.0. Questa fase è caratterizzata da una fusione di tecnologie che sta sfumando i confini tra le sfere fisiche, digitali e biologiche. Vediamo una panoramica delle fasi industriali storiche per contestualizzare meglio.

Prima Rivoluzione Industriale (fine del XVIII secolo – inizio del XIX secolo):

    • Caratteristiche: Introduzione delle macchine a vapore, sviluppo delle ferrovie e della produzione tessile meccanizzata.
    • Innovazioni principali: Macchina a vapore, filatoio meccanico.

Seconda Rivoluzione Industriale (fine del XIX secolo – inizio del XX secolo):

    • Caratteristiche: Sviluppo dell’elettricità, produzione di massa, catene di montaggio e nuove forme di energia come il petrolio.
    • Innovazioni principali: Motore a combustione interna, lampadina elettrica, telefono, automobile.

Terza Rivoluzione Industriale (seconda metà del XX secolo):

    • Caratteristiche: Automazione della produzione mediante elettronica e informatica, sviluppo dei computer e delle tecnologie dell’informazione.
    • Innovazioni principali: Computer, semiconduttori, internet, automazione industriale.

Quarta Rivoluzione Industriale (inizi del XXI secolo – presente):

    • Caratteristiche: Integrazione di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale (IA), Internet delle cose (IoT), big data, robotica avanzata, biotecnologie e stampa 3D.
    • Innovazioni principali: Intelligenza artificiale, machine learning, robotica avanzata, tecnologie blockchain, biotecnologie, realtà aumentata e virtuale.

Caratteristiche principali della Quarta Rivoluzione Industriale:

  • Connettività: Uso esteso di Internet delle cose (IoT) per collegare macchine, sistemi e dispositivi.
  • Automazione e intelligenza artificiale: Implementazione di sistemi di AI per automatizzare processi complessi e analizzare grandi quantità di dati.
  • Personalizzazione di massa: Capacità di produrre beni su misura mantenendo efficienza e costi della produzione di massa.
  • Manifattura additiva: Utilizzo della stampa 3D per la produzione di oggetti personalizzati e componenti complessi.
  • Integrazione dei dati: Uso dei big data e analisi avanzata per ottimizzare i processi produttivi e decision-making.

Questa rivoluzione sta portando cambiamenti significativi in vari settori, dall’industria manifatturiera alla sanità, all’agricoltura, ai servizi finanziari, e oltre. La trasformazione digitale è un elemento chiave, con la fusione delle tecnologie fisiche, digitali e biologiche che crea nuove opportunità e sfide per le imprese e la società nel suo complesso.

Per una PMI italiana, rimanere competitiva nella Quarta Rivoluzione Industriale richiede un approccio strategico e proattivo. Ecco alcune azioni chiave che una PMI dovrebbe intraprendere:

Digitalizzazione dei Processi

  • Implementazione di software gestionali (ERP): Integrare software per la gestione delle risorse aziendali che automatizzano i processi amministrativi, produttivi e logistici.
  • Automazione della produzione: Utilizzare macchinari automatizzati e robotici per aumentare l’efficienza e ridurre i costi di produzione.
  • E-commerce: Sviluppare piattaforme di vendita online per raggiungere un mercato più ampio.

Formazione e Sviluppo delle Competenze

  • Corsi di aggiornamento: Investire nella formazione continua del personale per competenze digitali, tecnologie emergenti e gestione dell’innovazione.
  • Collaborazione con università e centri di ricerca: Stabilire partnership per accedere a conoscenze avanzate e tecnologie innovative.

Innovazione e Ricerca & Sviluppo (R&S)

  • Investimenti in R&S: Allocare risorse per sviluppare nuovi prodotti, migliorare quelli esistenti e ottimizzare i processi produttivi.
  • Partecipazione a progetti europei: Approfittare dei fondi e programmi dell’UE per l’innovazione e la ricerca.

Adozione di Tecnologie Avanzate

  • Intelligenza Artificiale e Machine Learning: Implementare soluzioni di AI per analizzare dati, prevedere tendenze di mercato e ottimizzare le operazioni.
  • Internet delle Cose (IoT): Utilizzare sensori e dispositivi IoT per monitorare in tempo reale la produzione e migliorare la manutenzione predittiva.
  • Blockchain: Adottare tecnologie blockchain per migliorare la tracciabilità e la sicurezza delle transazioni.

Sostenibilità e Responsabilità Sociale

  • Pratiche sostenibili: Implementare processi produttivi ecocompatibili e ridurre l’impatto ambientale.
  • Certificazioni ambientali: Ottenere certificazioni come ISO 14001 per dimostrare l’impegno verso la sostenibilità.

Flessibilità e Adattabilità

  • Modelli di business agili: Adottare un approccio flessibile per rispondere rapidamente ai cambiamenti del mercato.
  • Personalizzazione di massa: Offrire prodotti personalizzati su larga scala per soddisfare le esigenze specifiche dei clienti.

Marketing e Branding Digitale

  • Strategie di marketing digitale: Utilizzare SEO, social media marketing, email marketing e content marketing per aumentare la visibilità online.
  • Branding: Costruire un marchio forte e riconoscibile che rispecchi i valori aziendali e attragga clienti fedeli.

Accesso ai Finanziamenti

  • Ricerca di fondi pubblici e privati: Accedere a finanziamenti, sovvenzioni e incentivi governativi per l’innovazione.
  • Crowdfunding e investitori: Utilizzare piattaforme di crowdfunding o attirare investitori privati per finanziare progetti di crescita e sviluppo.

Collaborazione e Networking

  • Reti di imprese: Partecipare a reti di imprese e cluster industriali per condividere conoscenze e risorse.
  • Partnership strategiche: Stabilire alleanze con altre aziende per espandere le capacità e accedere a nuovi mercati.

Monitoraggio e Adattamento

  • Analisi di mercato: Condurre analisi regolari del mercato per capire le tendenze e le esigenze dei clienti.
  • Feedback dei clienti: Raccogliere e analizzare i feedback dei clienti per migliorare prodotti e servizi.

L’adozione di queste strategie può aiutare le PMI italiane a navigare con successo la Quarta Rivoluzione Industriale, mantenendo competitività e rilevanza nel mercato globale.

Rimanere chiusi nel proprio “orticello” può condurre all’estinzione in un contesto economico sempre più globalizzato e tecnologicamente avanzato. Ecco perché è fondamentale per una PMI italiana abbracciare l’innovazione, l’apertura e la collaborazione. Fondamentali le strategie suggerite per evitare questa trappola:

Espansione e Internazionalizzazione, Collaborazione e Networking, Adattamento e Flessibilità, Formazione Continua e Sviluppo delle Competenze, Adozione di Tecnologie

Abbracciare queste strategie può aiutare le PMI italiane a evitare l’isolamento e a prosperare in un ambiente competitivo e in rapido cambiamento. La collaborazione, l’innovazione e l’apertura al cambiamento sono elementi essenziali per rimanere rilevanti e competitivi nel mercato globale.

Noi ci siamo, Voi?

Articolo di Marco Simontacchi

24/07/2024

Depositare e valutare il marchio come attivo patrimoniale per le PMI

Nel panorama competitivo, la protezione e la valorizzazione del marchio sono elementi fondamentali per le piccole e medie imprese (PMI) che desiderano ottenere una posizione di vantaggio nel mercato. Depositare e avvalorare il marchio come attivo patrimoniale offre numerosi vantaggi che possono influire positivamente sulla crescita e sulla sostenibilità dell’impresa. Le PMI dovrebbero considerare attentamente questa strategia e i benefici che ne possono derivare.

Protezione legale: Il deposito del marchio offre una protezione legale che conferisce all’azienda il diritto esclusivo di utilizzarlo per i prodotti o servizi specificati nella registrazione. Questo impedisce ad altri concorrenti di sfruttare il marchio o di creare confusione tra i consumatori. Una PMI che ha investito tempo e risorse nello sviluppo del marchio può così proteggerne l’identità e l’immagine di fronte alla concorrenza sleale.

Differenziazione nel mercato: Un marchio registrato fornisce un’identità unica e riconoscibile per un’impresa. Nell’era dell’informazione e della globalizzazione, i consumatori sono bombardati da un’enorme quantità di prodotti e servizi. Un marchio ben definito e riconoscibile aiuta una PMI a distinguersi dalla concorrenza e a creare una connessione emotiva con i clienti. In un mercato affollato, un marchio forte può essere un fattore determinante nella scelta di un prodotto o servizio rispetto a quelli offerti dai competitor.

Generazione di valore economico: Il marchio, quando correttamente depositato e valutato come attivo patrimoniale, può diventare una fonte di valore economico per un’impresa. Le aziende con marchi riconosciuti possono monetizzare il loro valore attraverso la concessione di licenze o il franchising, aprendo nuove opportunità di business. Inoltre, un marchio registrato può aumentare il valore complessivo dell’azienda, rendendola più appetibile agli investitori o potenziali acquirenti.

Fiducia e fedeltà dei clienti: Un marchio ben gestito e protetto trasmette affidabilità e professionalità ai consumatori. I clienti tendono ad avere più fiducia nell’acquisto di prodotti o servizi da un’impresa che ha un marchio registrato. Un marchio forte crea un senso di fedeltà e lealtà tra i clienti, che possono diventare ambasciatori del marchio e promuoverlo a loro volta. Questo può portare a una maggiore retention e a un aumento del valore a vita del cliente.

Difesa dal plagio e dalla contraffazione: La registrazione del marchio offre un’arma legale contro il plagio e la contraffazione. Le PMI sono spesso vittime di pratiche sleali che cercano di sfruttare il successo di un marchio altrui. Possedere un marchio registrato semplifica il processo di difesa legale e può dissuadere potenziali violatori. Ciò contribuisce a proteggere l’immagine dell’azienda e a preservarne l’integrità.

Per le PMI, depositare e valutare il marchio come attivo patrimoniale può portare numerosi vantaggi, tra cui protezione legale, differenziazione nel mercato, generazione di valore economico, fiducia e fedeltà dei clienti e difesa dal plagio e dalla contraffazione. Questa strategia consente alle imprese di costruire un’identità solida e di creare un vantaggio competitivo duraturo. Le PMI che investono nella protezione e valorizzazione del proprio marchio sono più propense a prosperare nel mercato e a raggiungere il successo a lungo termine.

Noi siamo pronti, Voi?

Articolo di Marco Simontacchi

13/06/2023

Emilia Romagna: sintesi di una tragedia

Roberta Ceroni, una cara amica di Riolo Terme, mi ha scritto quanto sotto che meglio di altro sintetizza la situazione in Emilia Romagna.

È volontaria della Pro Loco e si stanno dando molto da fare sfornando tra gli 800 e i 1.000 pasti al giorno, sono stati richiesti anche da comuni limitrofi che non hanno tale organizzazione e vivono una situazione peggiore.

“Ciao Marco, sono purtroppo al centro della zona disastrata. Io non ho avuto danni, per grandissima fortuna. Considera che vivo sulla sponda del Senio. Non so grazie a quale Dio, ha rotto gli argini a monte e a valle e ci ha evitato.

Qua è una tragedia, che le foto e i filmati non rendono. Gli scorsi due giorni li ho passati da mia sorella a spalare fango e buttare tutti i mobili e gli oggetti che l’acqua ha frantumato. Tutto un quartiere dove, a chi come lei è andata bene, l’acqua è arrivata al soffitto di garage e tavernetta. È rimasto solo fango e una casa su cui intervenire, fra qualche mese, perché soffitto e pareti continuano a buttare acqua. Nel quartiere accanto è arrivata al quarto piano. Assurdo.

Sembrano immagini di bombardamento a Beirut. Non hanno luce dall’alluvione e il telefono è utilizzabile grazie alle Power bank che gli carichiamo.

Sono mesi, così un sacco di negozi che non si sa se riusciranno ad aprire. C’è stato l’assalto ai supermercati che hanno chiuso perché non avevano più merce.

Nella mia zona invece ci sono zone raggiungibili solo a piedi. Sono franate strade e continuano a franare. Sono crollate intere parti di montagna. A Riolo, Casola e Palazzuolo non riescono ad arrivare camion e i furgoni devono viaggiare a mezzo carico con tratti a senso unico alternato, perché mancano pezzi di strade.

Si cerca di tenere alto l’umore, stando vicini alle persone colpite. Solo a Riolo la protezione civile ha ricoverato 140 sfollati. Noi in proloco prepariamo circa mille pasti al giorno per nutrirli. E purtroppo sarà una cosa lunga

C’è tanta solidarietà, tanti ragazzi che girano con la pala a offrirsi per aiutare e tanta gente che dona viveri, abiti e da ieri anche soldi

Mio babbo sta bene per fortuna. Anche loro senza luce e allagati, hanno perso l’auto. Però stanno bene, sono al sicuro.

Puoi pubblicare. Se lo ritieni, la Proloco di Riolo Terme sta effettuando una raccolta fondi. Al momento abbiamo molte vettovaglie. Se qualcuno volesse contribuire, se lo ritieni opportuno, ti mando l’iban. Grazie per il pensiero.

Associazione Turistica Pro Loco Riolo – Terme Iban: IT46I0846267580000003009788

Per chiarezza, i soldi sarebbero utili perché servono tegami e attrezzature. Pur essendo attrezzati per le sagre, non lo siamo abbastanza per servire 800/1000 pasti al giorno. Chiedere materiale si rischia di avere ciò che non serve.

Devono arrivare due furgoni di materiale da Bolzano. Altro ne arriverà dalla Regione. Per questo sarebbe più utile avere soldi. Attrezzatura alberghiera ne abbiamo solo in parte.

Ma come vedi il cuore della gente è grande.”

Articolo di Marco Simontacchi, testo in corsivo di Roberta Ceroni

21/05/2023

Più fragili eppure più resilienti

Si diceva che ogni vent’anni ci si potesse aspettare “un cigno nero” che sconvolgesse il mondo e le sue economie.

Ora pare che di “cigni neri” noi ce ne si debba aspettare un paio l’anno.

Dall’attacco alle Torri Gemelle del 11/09/01 siamo passati attraverso numerosi eventi che hanno completamente e profondamente ridisegnato il nostro mondo: cambiamento climatico con fenomeni sempre più estremi, guerre, tsunami devastanti, bocco del canale di Suez, pandemia, crisi economiche sistemiche, repressioni popolari, rischio di guerra totale e nucleare.

In realtà non è una novità ciò che succede, abbiamo scambiato evoluzione economica e tecnologica con evoluzione della specie. La prima è di appannaggio di una ristretta cerchia di fortunati, di cui facciamo parte, la seconda pare inversamente proporzionale al benessere che sembra averci posto in un letargo della coscienza in cui abbiamo scambiato i valori etici con i beni materiali.

La novità semmai sta nel fatto che i normali cicli esistenziali abbiano subito una enorme accelerazione rendendo i cambiamenti frenetici e poco gestibili: siamo nell’antropocene e siamo probabilmente la causa prima dei nostri guai.

Questa rapidità ha accentuato la nostra fragilità, dotati di una sindrome di onnipotenza siamo sempre sull’orlo dell’(auto)estinzione convinti che le sorti del globo dipendano da noi e non viceversa.

Eppure, abbiamo in noi gli anticorpi a noi stessi e alla nostra sete di autodistruzione, quella scintilla chiamata intelligenza logica che ci permette di andare oltre e, come nei vecchi film di guerra, sentire l’arrivo della cavalleria amica all’ultimo istante.

La speranza è che si arrivi tra fusione fredda, nuove tecnologie satellitari e spaziali e AI a creare quel contesto in cui vi sarà una svolta storica a tutti i nostri problemi attuali, che non sono oggettivi ma legati alla nostra atavica maledetta sete di potere e di possesso che ci contraddistingue come specie.

Oppure scompariremo, con buona pace dell’ecosistema.

 

Articolo di Marco Simontacchi

03/01/2023

Dieci passi verso il successo

Statisticamente 1 startup su 10 supera i primi tre anni.

È dunque fondamentale capire quali siano i fattori premianti e propedeutici al successo non solo di una startup, anche per la costituzione di nuove business unit o il lancio di nuovi prodotti o servizi.

Ideare un prodotto o un servizio necessario

Anche il superfluo può essere necessario, deve esserci una nostra offerta che incontri una sufficiente potenziale domanda. Può essere una meravigliosa innovazione, ma se nessuno ne sente il bisogno sarà un fallimento.

Cogliere l’attimo

Si aprono finestre temporali in cui un prodotto o un servizio sono al centro dell’attenzione, serve tempismo: effettuare troppo presto o troppo tardi l’immissione sul mercato, può far perdere molte opportunità.

Soddisfare i reali bisogni dei destinatari

È fondamentale tenere conto di quelle che sono le esigenze dei destinatari. Concentrarsi prima su ciò, in seguito sul prodotto o servizio.

Avere un piano marketing

Il marketing rappresenta uno dei principali fattori di successo: conoscere il proprio target market per sapere come attirare la sua attenzione e come trasformare gli utenti in potenziali e poi in clienti.

Creare un modello di business replicabile

Un prodotto o servizio è tanto più valido quanto vendibile tramite un piano efficace. Avere il miglior prodotto al mondo senza avere modo di venderlo è perfettamente inutile.

Realizzare prodotti o servizi semplici da usare

Realizzare dei servizi o prodotti troppo complessi da utilizzare ne mina il successo, assottigliando il numero di potenziali acquirenti.

Trovare il giusto pricing

Il prezzo di vendita deve tener conto dei costi e di un adeguato utile senza mortificarne l’accessibilità economica per il target market. Nel caso si può agire diversificando l’offerta con varie soluzioni dalla più basica ed economica alla più evoluta ed esclusiva.

Pianificare oculatamente

Il budget è limitato e il tempo anaelastico. Sono le due risorse cardine che dobbiamo saper coniugare in una pianificazione realistica e funzionale, che va modulata e riadattata costantemente.

Monitorare la concorrenza

Viviamo in un mercato globale con facile accesso a tutte le informazioni e comparazioni, tenerne conto ci permette un corretto posizionamento magari in un vantaggio competitivo. Meglio farlo noi che lasciare spazio agli altri.

Creare un Team ad alto rendimento

Il team è fondamentale per il successo, iniziale e nel tempo. Trovare il giusto mix di competenze e saper coniugare le diversità in unicità è un’arte dei Leader.

Noi ci siamo e voi?

Articolo di Marco Simontacchi

23/01/2022

Come superare la crisi di liquidità (in 6 mosse)!

Uno tra i maggiori effetti collaterali della crisi attuale è la mancanza di liquidità, dovuta da un lato dal crollo dei fatturati e dall’altro dai mancati o ritardati pagamenti dei propri clienti.

Come sempre dobbiamo decidere se rimanere spettatori o agire da protagonisti.

Con sei mosse possiamo ribaltare la situazione e garantire all’azienda quei cash flow necessari per assicurare la continuità aziendale.

  1. Monetizza i crediti:

Va riconsiderata la politica delle dilazioni di pagamento, offrire uno sconto a chi paga cash e chiedere la cessione del credito a chi chieda dilazioni di pagamento oltre i 30 giorni.

Nel primo caso incasseremo massimo a 30 giorni se fatturiamo entro fine mese, nel secondo potremo avvalerci di strumenti finanziari che anticipino pro soluto le nostre fatture, evitandoci anche le seccature dei ritardati pagamenti o degli insoluti. Esistono strumenti classici ma anche innovativi sul mercato adatti ad ogni esigenza di chi abbia un sano portafoglio clienti.

  1. Ottimizza i costi sia fissi che variabili.

Tagliare i costi indiscriminatamente non è una buona idea, si rischia di tagliare investimenti produttivi e di ridurre la possibilità di generare fatturato.

Molto meglio armarsi di pazienza e attenzione al dettaglio e mettere sotto alla lente ciascuna voce di spesa. Tagliare tutte quelle voci, magari accumulate per abitudine, che non hanno più senso ad esistere, tutte le altre revisionarle. Tagliare di pochi euro al mese un costo può sembrare ininfluente, ma tanti tagli di pochi euro diventano un flusso significativo, tale da riportare magari un segno positivo nei parametri di redditività.

  1. Rinegozia con tutti i fornitori i prezzi, magari garantendo pagamenti cash, sempre che si sia lavorato bene al punto 1, o concedendo la cessione del credito, oppure attivare un reverse facendo anticipare il nostro pagamento da terzi con cui regoleremo il flusso a scadenza. In ogni caso porre attenzione a che i giorni di incasso medio siano inferiori a quelli di pagamento, genereremo un ciclo di rotazione di cassa positivo.
  2. Pianifica la produzione nei limiti del possibile e in base a ciò fare il minimo indispensabile di magazzino. Occorre avere chiaro il proprio ciclo produttivo, la previsione di vendite almeno a tre mesi e un sistema di gestione del magazzino FIFO con controllo costante delle movimentazioni.
  3. Fare cassa con tutto ciò che non è indispensabile.

Dopo aver fatto un accurato inventario chiedersi cosa abbiamo che in realtà non serve o è in eccesso, sia di beni che di macchinari, e realizziamo il valore vendendoli. A volte teniamo attrezzature che usiamo solo saltuariamente dovendo comunque manutenzionarle, quando un buon terzista potrebbe supplire in quelle occasioni a un costo più basso che a fare in proprio.

  1. Applica un controllo di gestione della tesoreria.

Tieni costantemente aggiornato un previsionale almeno a sei mesi dei flussi di cassa che parli con un business plan annuale costantemente aggiornato a ogni chiusura mensile. Si avrà sempre chiaro il fabbisogno finanziario e dove l’azienda stia dirigendosi.

Se ci si accorge che i numeri non tornano si deve agire sul piano industriale, rivedere i costi per abbassare il punto di pareggio, vedere di aumentare il fatturato, portare quei correttivi che rimettano in carreggiata l’azienda. Non ci si indebita per coprire un buco, ci si finanzia per investimenti produttivi.

Se tutto è in ordine sfruttare ogni occasione per fare investimenti coerenti con il piano industriale atti a far crescere in modo sano e stabile l’azienda.

Se siamo stati virtuosi in queste sei mosse ci troveremo entro un paio di esercizi ad avere più cassa del fabbisogno, potremo sfruttare ciò a nostro vantaggio, andando a lavorare con i mezzi propri sulla rotazione di cassa eliminando gradualmente i finanziamenti di terzi non mirati a investimenti. Con grande vantaggio dell’indipendenza finanziaria, del rating, della remunerazione del core business che sarà tutta a favore del capitale proprio anziché di quello di terzi e non ultimo aumentare il ritorno sugli investimenti.

Noi ci siamo.

Articolo di Marco Simontacchi

19/10/2021

GiuViD 2020 il virus giudiziale ammazza investitori

Abbiamo parlato di BuViD 2020, il virus burocratico che infetta il paese, oggi affrontiamo l’altro flagello che ci attanaglia, alienandoci molti potenziali investitori italiani ed esteri  facendo deragliare il concetto stesso di giusto processo, situazione tutta a favore dei reprobi e vero tormentone per i danneggiati: GiuViD 2020 – Giustizia Virus Desease nel 2020.

Vediamo un po’ di dati – fonte European judicial systems Efficiency and quality of justice CEPEJ STUDIES No. 26 2018 del Consiglio d’Europa su dati 2016.

Giustizia Civile

Vi sono tre gradi di giudizio, Tribunale, Appello e Cassazione e per passare attraverso tutti e tre i gradi i tempi sono i seguenti:

Media europea:

primo grado – 233

secondo grado – 244

terzo grado – 238

quindi ammesso che si percorrano tutti e tre i gradi, la maggior parte si ferma al secondo, mediamente si impiegano 715 giorni, quasi 5 anni.

Media italiana:

primo grado – 514

secondo grado – 993

terzo grado – 1.442

ammesso quindi che si percorrano tutti e tre i gradi di giudizio il totale ammonta a ben 2.949 giorni, 8 anni.

 

Giustizia Amministrativa

Vi sono due soli gradi di giudizio, TAR e Consiglio di Stato

Media italiana:

primo grado – 925

secondo grado – 986

siamo a 1.911 giorni oltre 5 anni, peggio di noi solo Grecia e Cipro.

 

Giustizia Penale

Tre i gradi di giudizio, primo grado, appello e cassazione

Media europea

primo grado – 138

secondo grado – 143

terzo grado – 143

per un totale di 424 giorni, poco più di un anno

 

Media italiana

primo grado – 310

secondo grado – 876

terzo grado – 191

siamo a 1.377 giorni poco meno di 4 anni

 

Tralasciamo la certezza della pena su cui si potrebbe scrivere un intero libro.

Visti i dati quale serio e riflessivo imprenditore si sentirebbe tutelato a investire in un sistema paese così messo? Di certo affaristi e spregiudicati trovano un terreno fertile per giocare in tale pantano giudiziario.

I nostri imprenditori in fuga all’estero siamo certi lo facciano solo per motivi di tassazione?

Speriamo sempre in un miracolo che dipani la matassa contorta e annodata in cui si trova la giustizia italiana.

 

Solidità sicurezza e successo aziendali

Se mai vi fosse una ricetta affinché si possa portare la propria impresa in uno stato di solidità finanziaria, sicurezza da imprevisti e successo, si può sintetizzare nella seguente frase:
Non aspettate che i problemi vi affossino. Agite prima che i problemi si presentino. La prevenzione è la strada verso la sicurezza e il successo”. (Sadhguru).
Non credo nella sfortuna, o meglio esistono eventi al di fuori del nostro controllo con potenziali ricadute negative, credo nella capacità e nella possibilità degli individui di anticipare eventuali rischi e di tutelarsi dagli eventuali danni, evitandoli, minimizzandoli o trasferendo a terzi gli eventuali rischi economici.
Ciò richiede competenze, un buon livello di consapevolezza, una profonda conoscenza di tutti i meccanismi che regolano il funzionamento dei processi aziendali e della catena degli stakeholder.
Esistono soluzioni per tutti i tipi di accadimenti che una impresa debba affrontare, che siano positivi o negativi come ricaduta dipende da come li si è affrontati, prima durante e dopo.
La prevenzione e l’aver soluzioni già pronte e studiate permette di trasformare potenziali tragedie in vantaggi competitivi, essendo tale stato purtroppo un elemento distintivo rispetto alla situazione media delle aziende italiane.
Fortuna è il nome che diamo al successo altrui”. (Roberto Gervaso)
Lavoriamo con diverse aziende, con alcune da decenni e la costante di quelle di successo costantemente nel tempo, solide e sicure è l’aver Amministratori competenti, consapevoli e profondi conoscitori della propria impresa e degli stakeholder e soprattutto proattivi per non lasciare in balia degli eventi i destini aziendali.
Con la prevenzione avremo la barra del timone aziendale sempre solidamente in mano gestendo gli scarrocciamenti fermi gli obiettivi; senza a decidere la rotta sarà il fato, gli stakeholder o un commissario giudiziale.
A noi la scelta: “Homo faber est suae quisque fortunae”.

Pillole di Risk Management

Non esiste la sfortuna:

esiste la prevenzione consapevole con la gestione del rischio o l’affidarsi alla sorte. È una scelta.

Il Risk Management non è una buona pratica applicabile solo per le grandi Aziende, se infatti è vero che le PMI potrebbero non disporre di risorse tali da poter pagare costosi manager è altresì vero che efficaci processi di Risk Management richiedono interventi mirati e consapevoli proporzionali alla complessità aziendale, quindi nelle PMI basta un buon consulente, meglio se in temporary management per mettersi al riparo.

Risk Management:

Insieme di attività, metodologie e risorse coordinate per guidare e tenere sotto controllo un’organizzazione con riferimento ai rischi. (UNI 11230 – Gestione del Rischio)

Rischio:

Possibilità che si verifichi un evento (alea) con le possibili conseguenze su patrimonio e obiettivi (effetti).

Il risk management è un processo circolare:

  1. Identificazione
  2. Misurazione
  3. Valutazione
  4. Gestione

Suddiviso in tre macroaree: Rischi finanziari, Rischi operativi, Rischi IT.

Per ciascuna di queste macroaree si deve attuare una valutazione in termini qualitativi e quantitativi per poi implementare le più adeguate modalità di gestione del rischio con gli strumenti più coerenti. Il rischio si può evitare, contenere o trasferire a terzi a seconda della convenienza.

Anche ai fini della Legge 155 è fondamentale che affinché si dia adeguata importanza ad una analisi dei rischi è importante trasformare tutto in termini monetari così da scoprirne il valore aggiunto durante la stesura di budget, piani dei conti e spese e delle relazioni periodiche per gli organi di controllo.

Il ruolo di un Risk Manager

Il ruolo di un Risk Manager e del processo di Risk Management  è quello di massimizzare gli effetti positivi e minimizzare quelli negativi mantenendo indenne l’azienda e gli amministratori dai danni patrimoniali diretti e indiretti di eventi non previsti assicurando la continuità aziendale nel tempo.

Informarsi costa nulla, può costare molto il non farlo.

Che aspettate? che sia troppo tardi?

Marco Simontacchi

16 marzo 2020

OCRI – Organismi di composizione della crisi d’impresa

COSA SONO GLI OCRI

Il Governo ha recentemente approvato il decreto legislativo 12 gennaio 2019, n° 14, relativo al nuovo Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza, attuando il disposto della legge 155 del 19 ottobre 2017 (pubblicato sulla G.U. del 14 febbraio2019).

Il provvedimento riforma in modo organico e sistematico la materia dell’insolvenza e delle procedure concorsuali ed entrerà in vigore dopo 18 mesi dalla sua pubblicazione (agosto 2020).

Presso le Camere di commercio sono istituiti in via esclusiva ed obbligatoria, gli OCRI – Organismi di composizione della crisi d’impresa.

Gli OCRI hanno l’obiettivo di creare un efficace sistema di allerta per la prevenzione delle crisi e per realizzare una composizione assistita delle crisi stesse.

L’Organismo ha il compito di ricevere le segnalazioni dei soggetti qualificati e degli organi di controllo societari, gestire i procedimenti di allerta e assistere l’imprenditore, su sua istanza, nel procedimento di composizione assistita della crisi.

L’organismo competente è quello della CCIAA nel cui ambito territoriale si trova la sede legale dell’impresa e opera tramite il referente, individuato nel Segretario generale della CCIAA, nonché l’ufficio del referente e il Collegio degli esperti di volta in volta nominato.

Le segnalazioni degli organi di controllo delle imprese e dei creditori pubblici qualificati sono effettuate al superamento di determinate soglie rispettivamente di indicatori di crisi, definiti con cadenza triennale dal CNDCEC, e di debiti IVA, contributivi ed erariali.

Tali segnalazioni sono avanzate all’OCRI costituito presso la Camera di commercio nel cui ambito territoriale si trova la sede legale dell’impresa (art. 16, comma 2) solo dopo l’esito negativo di una fase di confronto con l’organo amministrativo dell’azienda o di inadempiente superamento del termine di 90 gg. dalla scadenza del debito nel secondo caso.

La gestione della procedura presuppone l’istituzione di un nuovo ufficio presso le Camere di commercio – l’ufficio del referente – che può essere costituito anche in forma associata, in grado di garantire:

  •  la verifica dei presupposti necessari per l’attivazione della procedura
  •  il rispetto dei tempi
  •  la gestione del Collegio che deve essere individuato di volta involta
  •  l’invio dei flussi delle informazioni ai soggetti segnalanti
  •  l’assistenza al debitore
  •  il rapporto con il Tribunale.

LA NOMINA DEL COLLEGIO

Il Collegio viene nominato dal referente ed è composto da 3 esperti (art. 17, comma 1) tra quelli iscritti nell’Albo dei gestori della crisi e dell’insolvenza tenuto dal Ministero della giustizia (art. 356):

  1. a) uno designato del Presidente della sezione specializzata in materia di impresa del Tribunale del luogo in cui si trova la sede dell’impresa;
  2. b) uno designato dal Presidente della Camera di commercio o da un suo delegato, diverso dal referente;
  3. c) Uno appartenente all’associazione rappresentativa del settore del debitore, individuato dal referente, sentito il debitore, tra quelli iscritti nell’elenco che annualmente le associazioni imprenditoriali dovranno trasmettere all’organismo.

IL COLLEGAMENTO CON GLI OCC

Nel caso in cui il referente, ricevuta la segnalazione o l’istanza, verifichi che si tratta di impresa «non fallibile» convoca il debitore (art. 12, comma 7 – art. 17, comma 6) dinnanzi all’Organismo di composizione della crisi da sovraindebitamento – OCC (legge n. 3 del 2012).

IL COLLEGIO DEGLI ESPERTI

Il Collegio è tenuto a gestire la fase di allerta, convocando entro 15 gg. dalla segnalazione l’audizione del debitore (art. 18). Il Collegio sceglie tra i propri componenti il Presidente che nomina il relatore con il compito di acquisire e riferire i dati e le informazioni rilevanti (art. 18 co 2).

A seguito dell’audizione il collegio può procedere a:

  • archiviazione, in caso di impresa non in crisi, o esclusa da strumenti di allerta, o con attivi sufficienti per compensare i debiti dei creditori pubblici qualificati (art. 18 comma 3)
  •  segnalazione al PM, in caso di mancata presentazione del debitore (art. 22)
  •  individuazione misure e rimedi, con la fissazione di un termine per la loro attuazione (art. 18 comma 4)
  •  gestione della composizione assistita della crisi, su istanza del debitore (art.19).

Su istanza del debitore il Collegio fissa un termine non superiore a 3 mesi prorogabile di altri 3 mesi, solo a fronte di positivi riscontri delle trattative, per la ricerca di una soluzione concordata della crisi dell’impresa, incaricando il relatore di seguire le trattative (art. 19, comma 1).

Il Collegio, nel più breve tempo possibile, procede ad acquisire dal debitore una relazione aggiornata sulla situazione economica, patrimoniale e finanziaria dell’impresa ed un elenco dei creditori e dei titolari dei diritti reali e personali con indicazione dei rispettivi crediti e delle eventuali cause di prelazione (art. 19, comma 2).

Quando il debitore dichiara che intende presentare domanda di omologazione di un accordo di ristrutturazione dei debiti o di ammissione a concordato preventivo, il collegio procede su sua richiesta ad attestare la veridicità dei dati aziendali (art. 19, comma 3).

L’eventuale accordo raggiunto con i creditori coinvolti nelle trattative deve avere forma scritta, resta depositato presso l’organismo e non è estensibile a soggetti diversi da coloro che lo hanno sottoscritto. L’accordo produce gli stessi effetti del piano attestato di risanamento, e su richiesta del debitore e con il consenso dei creditori interessati, è iscritto nel Registro delle imprese (art. 19, comma 4).

Se allo scadere del termine dei 3 mesi prorogabili di altri 3 mesi, non è stato raggiunto alcun accordo con i creditori coinvolti e permane una situazione di crisi, il Collegio invita il debitore a presentare domanda di accesso ad una delle procedure di liquidazione giudiziale (art. 21, comma 1).

Della conclusione negativa del procedimento di composizione assistita della crisi l’OCRI dà comunicazione agli organi di controllo e societari e ai creditori pubblici qualificati (art. 21, co 3).

L’OCRI può in alcuni casi segnalare l’intera situazione in essere al Pubblico Ministero che, di sua iniziativa, può procedere con l’apertura della liquidazione giudiziale (art.22).

I costi amministrativi e i compensi dei componenti del collegio sono da concordare con il debitore.

Il nuovo Codice prevede il ricorso ai sistemi di notificazione elettronica e, in particolare, all’INI-PEC e l’ampliamento della funzione di pubblicità legale del Registro delle Imprese.

LA RISERVATEZZA

La questione della riservatezza dei dati relativi al debitore rappresenta un fattore cruciale per il successo della procedura di allerta.

Qualora le informazioni riservate dovessero diventare di dominio dei creditori la procedura stessa sarebbe a rischio.

CRITICITÀ

È un concreto strumento di supporto alla prevenzione ed alla gestione della crisi di impresa.

I rischi di una cattiva percezione dell’OCRI – che potrebbe essere interpretato come l’anticamera di una liquidazione giudiziale peraltro costosa e burocratica – sono molto alti.

Il nuovo meccanismo di allerta e di composizione delle crisi potrebbe provocare alcuni effetti «indesiderati» quali:

  • comportamenti opportunistici degli organi di controllo dell’impresa che potranno, a norma di legge, effettuando la segnalazione all’OCRI, essere esonerati dalla responsabilità solidale con l’organo amministrativo dell’impresa;
  • comportamenti opportunistici delle imprese per usufruire delle misure premiali e protettive previste dal Codice;
  • sotto il profilo operativo, «ingolfamenti» a causa dei flussi elevati delle pratiche stimate, soprattutto nella fase di avvio dell’operatività degli organismi;
  • Individuazione del settore a cui appartiene l’impresa e quindi dell’associazione di riferimento.

 

Fonte: Camera di Commercio di Torino – Guido Bolatto Segretario Generale

Marci Simontacchi

29 febbraio 2020