Bias Cognitivi e loro effetti sulla Leadership

I bias cognitivi sono deviazioni sistematiche dalla razionalità nella valutazione delle informazioni e nella presa di decisioni. Sono il risultato di processi mentali automatici che influenzano la nostra percezione, giudizio e interpretazione della realtà. Nel contesto della leadership, i bias cognitivi possono avere un impatto significativo sulle decisioni prese dai leader e sulla loro capacità di guidare efficacemente.

I bias cognitivi sono errori sistematici nel modo in cui elaboriamo le informazioni. Sono spesso il risultato di semplificazioni mentali e meccanismi di ragionamento accelerato, che possono portare a distorsioni nella percezione della realtà. Alcuni esempi comuni di bias cognitivi includono:

Conferma dei Bias: La tendenza a cercare, interpretare e ricordare informazioni in modo da confermare le proprie convinzioni preesistenti. Questo può portare i leader a ignorare dati contrari alle loro opinioni o a sovrastimare l’importanza di prove che supportano le loro idee.

Bias dell’Attribuzione: L’attribuzione di successi a caratteristiche interne e personali, mentre si attribuiscono i fallimenti a fattori esterni. Questo può influenzare il modo in cui i leader valutano le prestazioni dei membri del loro team e possono non riconoscere l’importanza degli elementi ambientali.

Bias dell’Ottimismo: La tendenza a sovrastimare le probabilità di risultati positivi e a sottovalutare i rischi. I leader ottimisti potrebbero essere inclini a prendere decisioni rischiose senza considerare attentamente le possibili conseguenze negative.

Bias della Disponibilità: Basare le decisioni sulla facilità con cui si ricorda un certo tipo di informazione, piuttosto che sulla sua rilevanza statistica. Questo può portare a decisioni errate poiché le informazioni più facilmente accessibili non sono necessariamente le più accurate.

I bias cognitivi possono avere impatti significativi sulla leadership in diversi modi:

Processi Decisionali Distorti: I leader influenzati dai bias cognitivi possono prendere decisioni basate su informazioni incomplete o errate, portando a risultati negativi per l’organizzazione.

Carenza di Diversità: I bias cognitivi possono portare i leader a preferire persone simili a loro stessi, limitando la diversità nel team e ostacolando l’innovazione e la creatività.

Mancanza di Adattabilità: I leader influenzati dai bias potrebbero resistere al cambiamento o ignorare nuove idee che non si allineano con le loro prospettive preesistenti.

Sviluppo delle Relazioni Interpersonali: I bias cognitivi possono influenzare la percezione dei leader nei confronti dei loro collaboratori, portando a un trattamento iniquo e alla mancanza di fiducia.

Affrontare i Bias Cognitivi nella Leadership richiede:

Consapevolezza: Il primo passo per affrontare i bias cognitivi è riconoscerne l’esistenza. I leader devono essere consapevoli dei tipi di bias che possono influenzare le loro decisioni e prese di posizione.

Raccolta di Dati Obiettivi: Raccogliere dati oggettivi e affidabili può aiutare i leader a basare le loro decisioni su fatti concreti, piuttosto che su percezioni distorte.

Prospettive Diverse: Promuovere la diversità nel team può aiutare a mitigare i bias cognitivi, poiché le prospettive diverse possono portare a decisioni più informate e bilanciate.

Processi Decisionali Strutturati: Implementare processi decisionali strutturati, come l’analisi costi-benefici o l’approccio “dell’avvocato del diavolo”, può aiutare a ridurre l’influenza dei bias.

I bias cognitivi sono fenomeni intrinseci alla mente umana che possono influenzare profondamente il modo in cui i leader prendono decisioni e guidano le loro organizzazioni. Comprendere i diversi tipi di bias cognitivi e sviluppare strategie per affrontarli è fondamentale per coltivare una leadership più efficace e orientata ai risultati. Prendere decisioni informate, basate su dati obiettivi e considerando prospettive diverse può aiutare i leader a superare gli ostacoli posti dai bias cognitivi e guidare con successo le loro squadre verso il progresso e l’innovazione.

Noi siamo pronti, Voi?

Articolo di Marco Simontacchi

22/08/2023

Consapevolezza di sé nelle scelte imprenditoriali

La consapevolezza di sé è un elemento fondamentale per il successo nelle scelte imprenditoriali. Rappresenta la capacità di comprendere i propri pensieri, emozioni, forze, debolezze, valori e obiettivi personali. Quando si tratta di intraprendere un’attività imprenditoriale, la consapevolezza di sé gioca un ruolo cruciale.

Indirizzamento delle scelte: La consapevolezza di sé aiuta gli imprenditori a comprendere cosa desiderano davvero raggiungere e quali obiettivi sono allineati con i loro valori personali. Questo li aiuta a fare scelte imprenditoriali che siano autentiche e significative per loro.

Gestione delle emozioni: Gli imprenditori affrontano spesso sfide e incertezze che possono causare stress e pressione emotiva. La consapevolezza di sé consente loro di riconoscere e gestire le proprie emozioni in modo efficace, evitando che queste influenzino negativamente le loro decisioni e il loro comportamento imprenditoriale.

Comunicazione e relazioni: La consapevolezza di sé aiuta a migliorare la comunicazione e le relazioni con gli altri. Gli imprenditori consapevoli delle loro reazioni e delle loro dinamiche interne sono più in grado di comunicare in modo chiaro, ascoltare attivamente e costruire rapporti positivi con dipendenti, clienti, partner e investitori.

Adattabilità: L’ambiente imprenditoriale è in costante evoluzione, e la capacità di adattarsi ai cambiamenti è cruciale. La consapevolezza di sé permette agli imprenditori di riconoscere quando è necessario apportare modifiche ai propri approcci e strategie, evitando l’inerzia o l’attaccamento rigido a idee o piani.

Fonte di decisioni informate: La conoscenza delle proprie forze e debolezze aiuta gli imprenditori a prendere decisioni informate. Sono in grado di giocare sulle loro competenze e cercare il supporto o le risorse necessarie per compensare le aree in cui potrebbero essere meno competenti.

Autenticità: Gli imprenditori che sono consapevoli di sé sono più inclini a seguire la loro visione personale e le loro idee uniche, invece di conformarsi alle aspettative degli altri o alle tendenze del mercato. Questo può portare a soluzioni imprenditoriali originali e di successo.

La consapevolezza di sé offre agli imprenditori una base solida su cui costruire le loro scelte e azioni imprenditoriali. Essa non solo migliora la loro capacità di affrontare sfide e incertezze, ma li aiuta anche a creare imprese che rispecchiano autenticamente la loro identità e i loro valori.

Noi siamo pronti, Voi?

Articolo di Marco Simontacchi

16/08/2023

Lo scaricabarile punisce chi lo fa

Si potrebbe dire che dopo l’allenatore della Nazionale di calcio la professione più gettonata da buona parte della popolazione sia fare lo scaricabarile.

Apparentemente proiettare le proprie responsabilità fuori di sé crea il vantaggio di non doversi fare carico delle conseguenze traslandole ad altri.

A meno di essere attori incalliti di norma il processo avviene a livello inconscio e per sostenerlo ci si crea un film parallelo a una realtà fattuale a sostegno della propria visione.

Il tempo però è impietoso e con il suo scorrere le crepe tra fatti e mistificazioni si fanno sempre più profonde fino a far esplodere il problema.

Tutte le responsabilità che si erano a suo tempo evitate ricadono addosso come macigni, appesantite dal non averle gestite e risolte, schiacciando il malcapitato che a questo punto o rifiuta la realtà, andando a schiantarsi, oppure ripercorre la propria narrativa andando a comprendere dove e quando avrebbe dovuto capire che situazione andava affrontata e risolta. In questo secondo caso, seppur con fatica e maggiori costi, la situazione può ancora essere in buona parte dei casi sanata.

È a onor del vero molto difficile affrontare le proprie zone d’ombra, se fossero state evidenti non si cadrebbe nelle trappole. Ci sentiamo di consigliare in questi casi di rivolgersi a un consulente esperto nel settore, che sia di relazione, di gestione operativa o economica, il quale con un approccio scorrelato da coinvolgimenti personali possa dare la giusta collocazione al problema e offrire plausibili soluzioni o mediazioni.

 

Noi ci siamo, voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

26/04/2023

La conoscenza rende liberi

Essere imprenditori in una Micro PMI oggi è più complicato che in passato.

Se un tempo bastava il buon senso e un/a contabile con tutti gli adempimenti fiscali e normativi oltre ai vari parametri sia del rating che del Codice della Crisi di Impresa oggi si richiede una specializzazione verticale notevole in diversi ambiti complessi.

Essere aggiornati e adempienti significa in prima battuta mettere in sicurezza l’azienda e l’imprenditore da rischi di sanzioni pesanti o da incidenti che potrebbero minare la sopravvivenza dell’azienda.

Certo si possono delegare in toto a professionisti esterni alcune di quelle funzioni e adempimenti senza più apparentemente doversene curare.

Tuttavia, ciò espone a rischi l’azienda, in tal infatti modo l’imprenditore è vincolato al professionista e non crea le condizioni per poter esercitare il controllo sull’efficacia ed efficienza dell’operato, rimanendo così comunque ciechi e responsabile davanti alla legge.

I professionisti sono una fondamentale risorsa di cui oggi non si può fare a meno. Esiste la possibilità di avere tuttavia un elemento all’interno dell’azienda che faccia le veci dell’Imprenditore assistendolo nella strategia e tattica di tutte tali questioni supervisionandolo e coinvolgendolo in tutte le scelte migliori e nei rapporti conseguenti con il professionista: un Consulente Strategico in Temporary Management.

In tal modo si crea una conoscenza e coscienza di ogni ambito sensibile aziendale che permetterà all’imprenditore di divenire decisionalmente autonomo e capace senza dover forzatamente accettare qualsivoglia soluzione prospettata da un terzo che non vive e respira l’azienda.

La conoscenza rende liberi e consapevoli.

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

23/02/2023

 

Imprenditore alla Eisenhower

Cosa ha da imparare un imprenditore da un Generale 5 stelle protagonista della II guerra mondiale e 34° Presidente USA?

Parecchio in termini di gestione del tempo e delle risorse.

In un discorso Eisenhower diede lo spunto su tale argomento, a cui si rifece Covey, per costruire il “quadrante di Eisenhower” per il time management.

Uno dei problemi tipici del piccolo e medio imprenditore è quello di non avere una vera linea di manager a supporto dell’attività, trovandosi così a dover gestire molteplici attività non tipiche di un amministratore.

Sommerso dalle urgenze perde spesso di vista il vero obiettivo e il focus su ciò che veramente è importante: dirigere l’azienda verso i propri obiettivi industriali ed economici.

Impantanato nei dettagli l’imprenditore a capo chino non coglie più il senso della direzione e si trova spesso a fine esercizio ad essere meramente sopravvissuto all’anno fiscale.

In questo il suddetto quadrante ci viene in soccorso, ci aiuta a distinguere tra ciò che è urgente o importante.

Ciò che è urgente e importante significa che se disatteso avrà conseguenze, merita la nostra massima attenzione.

Urgente ma non importante dovrebbe indurci a delegare a persona con le giuste competenze.

Importante e non urgente dovremmo pianificarlo nel tempo e portarlo a termine a step.

Né importante né urgente significa sacrificabile, le conseguenze saranno minime, lo si evade se avanzano tempo ed energie fatto tutto il resto.

Come in tutti i processi all’inizio sembra macchinoso, andiamo a creare una nuova procedura interna con deleghe.

Tuttavia, una volta che sia diventata una abitudine sarà un automatismo virtuoso che permetterà all’Imprenditore di fare una corretta gestione del tempo e delle risorse focalizzandosi così sul suo vero lavoro: portare l’azienda in modo efficiente ed efficace ai propri obiettivi.

 

Noi siamo pronti, Voi?

Articolo di Marco Simontacchi

12/01/2023

Iniziare il 2023 dalla fine

Cominciare il nuovo esercizio dalla fine significa iniziare il primo giorno lavorativo avendo una chiara visione e comprensione della nostra meta finale.

Significa avere coscienza oggi di dove si sia diretti, avremo così la consapevolezza da dove noi si stia iniziando e far sì che tutte le nostre azioni ci portino verso l’obiettivo atteso.

Esistono spesso due realtà parallele, i dati di bilancio con precipuo riferimento allo stato patrimoniale e il concreto stato in cui versa l’azienda.

L’obiettivo finale non può che essere unico e non più scisso: una azienda in salute con dati concreti, trasparenti che esprimono uno stato di salute e stabilità.

A seconda della situazione di partenza possono occorrere uno o più esercizi, o in casi estremi decidere di ricorrere a istituti straordinari per rifondare l’attività su basi sane e gestibili.

Occorre sapersi focalizzare per evitare dispersioni, pianificare per non trovarsi a rinviare decisioni importanti, organizzare per non incorrere in situazioni caotiche.

I risultati saranno proporzionali alla efficacia, la capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati, e all’efficienza, la abilità di raggiungerli con il minor impiego di risorse possibili.

La focalizzazione è una strategia vincente, è inutile, anzi dannoso, avere tanti obiettivi poco chiari, si arriva da nessuna parte.

E’ solo riducendo gli obiettivi e facendo chiarezza sui tempi, sui numeri e sulle azioni che si arriva al traguardo. Occorre iniziare a pensare dalla fine: dall’obiettivo e su di esso concentrarsi come un puntatore laser.

Dovremo distinguere tra l’obiettivo prescritto che viene indicato dai numeri del piano industriale, e tra i sotto obiettivi: quelli discrezionali ossia quelli che dipendono da nostre capacità e possibilità e quelli attesi, ovvero quegli obiettivi che terze parti interne o esterne chi richiedono per poter raggiungere quello prescritto, quali finanziatori, clienti, fornitori.

Più che sul “fare” dovremo concentrarci sull’”ottenere”, le azioni verranno di conseguenza.

Tutto facile? Magari lo fosse, ogni giorno qualche imprevisto ci obbliga a riposizionarci e a riconsiderare le azioni da fare per portarci a dama.

Non si cambia l’obiettivo, si cambiano le azioni innovando e arricchendo il progetto.

Quando a seguito degli attentati vietarono il trasporto in aereo di qualsivoglia lama e di conseguenza ne fu vietata la vendita nei duty free, per Victorinox sembrava suonata la campanella di addio.

Non si misero in difesa e non rividero le loro ambizioni, inventarono un nuovo attrezzo multiuso senza lame, più trendy e ricco di gadget che spopolò. Dovettero successivamente sì rivedere i budget, ma al rialzo.

Tutto questo processo ha un nome: strategia. E’ una dote che o si possiede o va costruita e affinata nel tempo, costa cara in termini di errori e di investimento di risorse, oppure si investe in chi lo sappia fare di mestiere, la consulenza strategica.

 

Noi ci siamo, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

22/12/2022

Il primo passo verso il successo

A volte ci chiedono come essere persone di successo.

Posto che non esistono metodi universali e infallibili, possiamo invece affermare che esistono presupposti senza i quali il successo vero, meritato e duraturo difficilmente arriva.

 

Uno dei presupposti cardine è il riconoscere di avere dei diritti, forse il primo che si deve sviluppare per non soccombere:

il diritto al riconoscimento del proprio operato

il diritto al giusto compenso per quanto dato

il diritto ad essere pagato nei tempi e modi pattuiti

il diritto al rispetto della parola data

I diritti per funzionare debbono essere ambivalenti, si deve pretenderli e si deve riconoscerli.

 

Un altro presupposto è la responsabilità:

una delle situazioni che più irrita chi collabora con una persona è la cronica mancanza di sapersi assumere le proprie responsabilità:

è sempre compito / dovere di qualcun altro

la colpa non è mai assunta in proprio, né integralmente né in parte

si vive di alibi anziché di soluzioni

Con tale comportamento non si può crescere, solo riconoscendo i propri errori si può porvi rimedio e andare oltre. I problemi se risolti sono vantaggi competitivi e richiedono senso di responsabilità. Se irrisolti sono zavorre che ci portano a fondo.

 

Presupposto fondamentale è, se rafforzati i primi due, lo sviluppo delle proprie capacità.

Chi agisce seguendo il mero impulso senza applicare una logica senza poi fermarsi a razionalizzare, difficilmente struttura strategie sempre più affinate e vincenti.

Occorre saper interporre tra intuizione e azione un pensiero logico e saper analizzare i dati di feedback in modo da essere strategici.

 

Chi sapesse trovare l’equilibrio tra i tre presupposti getterebbe delle solide basi affinché possa arrivare il successo. Quello vero, tangibile e duraturo nel tempo.

 

Noi ci siamo, voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

15/12/2022

 

Team building essenziale

“Team building” è da parecchio un tema in voga, abbiamo visto declinazioni in tutte le salse, anche folkloristiche.

Non neghiamo che fare “qualcosa” insieme aumenti l’aggregazione, se non altro si crea un ancoraggio emotivo su una piacevole esperienza comune.

Tuttavia, FARE squadra ha implicazioni molto più profonde di una comune memoria e dovrebbe essere finalizzato a una condivisione non solo della visione e missione aziendale ma anche di una coscienza comune sui vantaggi competitivi che ciascun reparto può offrire agli altri e che nostri comportamenti possano risultare una minaccia all’efficienza e alla convivenza tra le varie unità.

Dovremmo acquisire una coscienza fisica, emotiva e mentale di tutto ciò che i nostri colleghi siano chiamati a fare e quanto essi siano importanti per il nostro successo. Parimenti quanto i nostri comportamenti possano essere accrescitivi od ostacolo al buon lavoro del resto dell’azienda.

Raggiunta tale consapevolezza e preso atto che anche tutti i livelli organizzativi e di comunicazione vanno rispettati, non tanto per una osservanza sterile degli ordini gerarchici, bensì affinché i flussi non creino ostacoli al corretto e scorrevole funzionamento dell’azienda, saremo pronti a dispiegare le vele e affrontare il mare aperto dei mercati massimizzando ogni risorsa disponibile.

Nel rispetto e nell’etica che creano il substrato fertile per una convivenza armoniosa e funzionale.

 

Articolo di Marco Simontacchi

09/11/2022

Trasparenza: nuovi obblighi datoriali

Scatta dal 13 agosto l’obbligo, in base al Decreto Trasparenza Dlgs 104/2022 (direttiva UE 2019/1152), con immediata applicazione sui nuovi contratti di lavoro di una informazione completa sulle condizioni contrattuali soprattutto sui contratti atipici.

Le sanzioni in caso di incompleta od omessa informativa vanno da € 250 a € 1.500 per lavoratore.

Si applica ai contratti di tipo subordinato, a tempo indeterminato, a termine, part time, a somministrazione, lavoro intermittente, parasubordinati e persino alle prestazioni occasionali.

Va consegnato al lavoratore in forma scritta al momento dell’assunzione con tutti gli elementi informativi relativi al CCNL applicato quali orari, giorni, mansioni, inquadramento.

Particolare attenzione andrebbe riposta alle mansioni. In azienda dovrebbe esistere un manuale con ruoli, funzioni e compiti, e quindi il nuovo contratto, anche in caso di cambio di mansione su vecchia assunzione, dovrebbe essere coerente con tale manuale di riferimento e chiaro dovrebbe essere per il lavoratore il contesto e i compiti assegnati.

Questo documento regolerà i rapporti di lavoro tra datore e lavoratori e prevede che sia esaustivo anche nelle informazioni sulle piattaforme digitali utilizzate nell’organizzazione ed esecuzione del lavoro, dell’uso di tali sistemi, sugli aspetti del rapporto di lavoro coinvolti, sulla loro finalità e sul funzionamento.

Il periodo di prova, compreso ferie, permessi, 104 etc, non potrà superare i sei mesi ne è possibile ripeterlo ad un successivo rinnovo contrattuale.

Va garantita una minima prevedibilità dell’orario di lavoro e dopo sei mesi il lavoratore ha diritto a chiedere una forma di lavoro più stabile.

L’intento è abbastanza evidente, si vuole dare più stabilità e coerenza soprattutto ai contratti atipici, di cui si è ultimamente a volte fatto abuso con ricadute sociali.

Le aziende non ancora allineate dovrebbero creare una più coerente organizzazione del lavoro, con suddetto manuale di ruoli funzioni e compiti redatto in modo puntuale e funzionale alle necessità aziendali, così come avere dettaglio dei flussi operativi e dei processi correlati.

Per usare una battuta è sempre più ora di abbandonare una gestione “alla viva il parroco” e diventare aziende moderne e strutturate.

Ciò presuppone inoltre il fatto di operare una vera selezione del personale, investendo di più su una scelta mirata e scientifica del personale al posto di utilizzare un turnover a basso costo per trattenere in azienda i più meritevoli.

Si farebbe infine molta chiarezza nei rapporti e nelle aspettative reciproche evitando, o perlomeno riducendo, conflittualità dovute a mancanza di chiarezza.

 

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

04/08/2022

Pacta servanda sunt

In 39 anni di attività lo Studio ha visto passare molte persone, aziende, occasioni.

Difficilmente siamo categorici o giudicanti: l’esperienza ci ha insegnato una cosa fondamentale, il giudizio è spesso figlio del pregiudizio ed è elemento limitante.

Gli anni ci hanno semmai indotto a osservare con occhi nuovi qualunque fatto per non interpretarlo con vecchi paradigmi relegandoci a una preistoria della consulenza aziendale.

Tuttavia, ci sentiamo di dividere i rapporti con cui abbiamo a che fare con due fattispecie: chi mantiene la parola data e chi no.

Chi disattende quanto promette, se non occasionalmente, mina alla base qualunque rapporto di fiducia, che sia cliente, fornitore o collaboratore.

Se si ha un problema lo si esplicita, se si è in ritardo lo si comunica, se si è ricevuto un ciclo o una comunicazione si dà notifica, se si ha bisogno di una mano la si chiede, se si è in ritardo si avverte per tempo, se si è cambiata idea ci si confronta, se si sbaglia si ammette e si chiede ammenda.

Tutto il resto sono alibi e pietose scuse a rimarcare poca trasparenza e poca attitudine al lavoro di squadra.

Il latino è una lingua tanto lapidaria quanto efficace, in pochi termini rende sempre perfettamente l’idea.

“Ogni promessa è debito” rende sì l’idea ma pecca in imperativo e suona come un mite consiglio.

Volete spiccare come trasparenza, affidabilità e serietà?

Desiderate essere trattati “primi inter pares e guadagnarvi il rispetto incondizionato di chi vi circonda?

Competenza e coerenza a parte, che è altro capitolo importante, scolpitevi a caratteri di fuoco in mente il detto latino “PACTA SERVANDA SUNT”i patti debbono essere rispettati, che sancisce uno dei principi fondamentali del diritto.

Abituiamoci a promettere solo ciò che sappiamo di poter mantenere, affrontiamo le problematiche senza blandire con dolci promesse mai mantenute, impariamo a essere diretti e nudi di fronte alla realtà.

Poco c’è di più irritante del dover rincorrere una risposta, un documento, una azione promessi e dimenticati.

Poco c’è di più gratificante dell’aver risposta certa a richieste corrisposte, ci fa sentire uniti, compresi e squadra.

Riflettete su come vorreste essere trattati e su come vi rapportate agli altri e quale sia l’immagine che ne deriva.

I dilettanti allo sbaraglio fanno fortuna solo nei format televisivi di prima serata.

 

Articolo di Marco Simontacchi

28/06/2022