Il credito a rischio stretta

Il sistema bancario europeo poggia su basi più solide del resto del mondo, ha assorbito meglio del resto del sistema lo shock di SVB e Credit Suisse.

Resta comunque a rischio di una ulteriore stretta creditizia dovuta a fattori tecnici e di merito.

Senza entrare in tecnicismi bancari, basti pensare che la disponibilità effettiva di liquidità degli istituti di credito è ben inferiore a quella virtuale.

Vuol dire che l’insieme dei depositi non corrisponde all’effettiva liquidità, essendo parte rilevante di tale liquidità occupata nei finanziamenti e mutui.

Se tutti insieme andassimo a prelevare le “disponibilità” metteremmo in crisi tutto il sistema.

Ciò fa si che la bontà di un istituto di credito e la sua credibilità abbiano una diretta connessione con la qualità dei propri crediti.

Vero è che hanno una riserva “congelata” in titoli di stato, considerati asset sicuri. Tra i primi tre istituti europei per asset in titoli di stato primeggiano Popolare di Sondrio e Bper con asset tra il 15% e il 17%. Oltre a non essere una quota che metta al completo riparo da sorprese tale percentuale inficia la redditività dell’istituto essendo un asset non particolarmente remunerativo se non a volte oneroso.

Va da sé che in questo periodo di “cigni neri” gli istituti europei, quindi anche gli italiani, dovranno porre particolare attenzione alla qualità del proprio portafoglio crediti, che dopo i finanziamenti covid indiscriminati e lo scossone della guerra appaiono un poco deteriorati.

Si dovrà correre ai ripari se si vuole garantire stabilità al sistema finanziario concedendo l’accesso al credito solo a chi garantisca un rating, ovvero la capacità misurata di poter restituire i finanziamenti, che migliori i parametri di qualità dei crediti esistenti.

Il fai da te dei bilanci senza una attenta analisi dei parametri, segnalazioni anche se occasionali in centrale rischi, la mancanza di un robusto e coerente piano industriale e relativo business plan saranno condizioni che potranno ostacolare o impedire in un immediato futuro l’accesso al credito inficiando anche i rinnovi.

Uomo avvisato mezzo salvato, in questo caso correre ai ripari sarà troppo tardi, un bilancio sano lo si costruisce giorno per giorno a partire da gennaio, non a esercizio chiuso.

 

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

05/04/2023

L’abito fa il monaco

In quasi tutte le PMI con cui lavoriamo riscontriamo una pessima abitudine: la mancanza di una stabile e strutturata organizzazione.

Una organizzazione fatta di livelli logici strutturati in modo coerente e in linea con la visione imprenditoriale finalizzata al raggiungimento degli obiettivi aziendali dovrebbe essere la base per il corretto funzionamento di una impresa.

Quanto sopra si traduce in un manuale con organigramma, ruoli, funzioni e compiti chiari e assegnati a figure competenti e riconosciute che sappiano garantire efficienza ed efficacia al reparto e funzione aziendale assegnata. I flussi operativi e informativi tra reparti e funzioni a loro volta debbono essere programmati, coordinati e con feedback continuo.

Facile da comprendere, giusto?

Purtroppo, questa situazione nelle PMI è spesso sostituita da prassi consolidate nel tempo in cui esistono persone che fanno cose a loro più o meno assegnate o da loro fatte con buona volontà senza un vero e proprio impianto. I più volenterosi poi divengono i tutto fare a cui ognuno si rivolge quando non si sa a che santo votarsi.

Al posto di ordine ed efficienza si assiste a caos e colli di bottiglia con buona pace dell’imprenditore che fatica non poco a mantenere il controllo sui cicli produttivi e timing.

Il caos in azienda genera elevata inefficienza sia per quanto riguarda il controllo dei costi fissi e variabili sia per rendere il tempo speso nel lavoro poco redditizio.

Ciò incide pesantemente sulla competitività rispetto a una concorrenza meglio organizzata sia direttamente sulla marginalità.

Qualsivoglia intervento si debba fare in una impresa il primo vero snodo è fare di norma un check up sull’efficienza dell’organizzazione e poi segue il resto.

Con sorpresa di molti da un efficientamento salta fuori quasi sempre maggior potenziale di fatturato, maggior marginalità e netto miglioramento del ciclo finanziario ed economico.

Provare per credere.

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

30/03/2023

 

La rana bollita

Narra una leggenda che una rana immersa nell’acqua muoia bollita se si scalda con sufficiente lentezza l’acqua stessa in modo che la povera ranocchia non si accorga della variazione di temperatura. Finchè collassa e muore.

Kotler stesso afferma che esistono due tipi di aziende, quelle che evolvono e quelle che scompaiono.

Per sua natura tutto ciò che esiste è in continuo mutamento, affermare che siamo in tempi di cambiamenti è lapalissiano, meno scontato è il fatto che tutto ha subito una forte accelerazione.

Cicli economici che un tempo richiedevano decenni per variare oggi vedono rovesciamenti di fronte repentini e cicli che a malapena superano il medio periodo.

Le conseguenze sono che ciò che funzionava sino a ieri non è detto continui a essere funzionale da domani, lavorare in automatismo è ormai molto pericoloso, si rischia di fare la fine della rana bollita.

Come mettersi al sicuro?

Serve innanzitutto che l’Imprenditore abbia una visione chiara del mercato in cui opera e dei propri obiettivi, in assenza è impossibile costruire qualcosa di solido, al massimo si vive alla giornata.

Come uno skipper in una traversata in mari agitati l’Imprenditore necessita di un sistema di controllo che gli permetta di valutare scarrocciamento, ostacoli, opportunità e nuove rotte più sicure.

Come intuibile le grandi imprese hanno manager specializzati, le PMI che non hanno tali mezzi non possono permettersi manager in ciascun settore verticale, controllo di gestione, marketing, produzione, vendite, ricerca e sviluppo, CFO, HR solo per citare i principali, e l’imprenditore deve improvvisarsi esperto in tutti i settori.

Questo da un grosso vantaggio competitivo alle grandi imprese che rischiano di essere sempre un passo avanti rispetto alle svantaggiate PMI.

Le PMI per contro possiedono una caratteristica unica che la grande impresa, per sua dimensione non può pareggiare: la flessibilità e la velocità di reazione che in teoria la porrebbe sempre in vantaggio sui mercati cavalcando i cambiamenti.

Per evitare il rischio di essere rana bollita e sfruttare il vantaggio competitivo rispetto ai grandi competitor le PMI hanno una strada percorribile, flessibile e sostenibile: assumere manager verticali part time, i temporary manager.

Queste figure professionali esistono da tempo e sono consolidate, hanno dimostrato di non rappresentare un costo ma un investimento, se capaci la loro resa è di gran lunga superiore al costo.

Provare per credere.

Noi ci siamo, voi?

Articolo di Marco Simontacchi

22/03/2023

Guerra cibernetica, prepariamoci bene

Dal rapporto del Clusit, l’Associazione Italiana per la sicurezza informatica, a fronte di una crescita mondiale degli attacchi informatici del 21%, l’Italia ha visto nel 2022 un aumento record del 169%.

Il 2022 registra l’anno peggiore di sempre per la cybersecurity, e non è che l’inizio.

In Italia il 93% degli attacchi è ransomware, ovvero rivolti ad un riscatto per rientrare in possesso di dati e operatività.

A essere colpiti non sono solo le istituzioni ma soprattutto le imprese, in crescita del 150% rispetto al 2021.

A un simile attacco massiccio, destinato ad aumentare, non si può pensare di vivere sperando nella buona sorte.

Le porte aperte al nemico, infatti, sono causate quasi sempre da sistemi inefficienti o da leggerezza da parte di dipendenti.

Occorre prepararsi per tempo, prima che ci si trovi con il problema, e tutte le soluzioni sono preventive.

Tre sono le principali attenzioni: sistemi aggiornati e adeguati, una corretta formazione di tutto il personale con osservanza delle regole e una robusta copertura che garantisca la azienda da tutte le ricadute economiche, dirette e indirette.

Questi tre temi vanno affrontati seriamente per mettere in sicurezza le aziende, sempre più digital e sempre più in cloud.

La sicurezza non è un costo, è un investimento per la salvaguardia dell’impresa e da un altro lato un obbligo di legge qualora detenessimo nei server dei dati sensibili di qualsivoglia natura.

Come sempre la scelta è tra subire o essere protagonisti del proprio successo.

Noi ci siamo, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

08/03/2023

 

 

Catene forti anticrisi

Eurostat rileva che nel 2022 l’Italia ha visto un forte aumento dei fallimenti nel quarto trimestre (+38%) insieme a Francia (+64%) e Spagna (+55%).

Iniziano a saltare quelle imprese che, ottenuti gli aiuti di stato Covid, non hanno sfruttato l’occasione per ristrutturarsi e rafforzarsi o sono state affossate dal successivo aumento dei costi a cui non hanno saputo o potuto far fronte pagando oggi l’amaro prezzo.

Questo fenomeno avrà ripercussioni su occupazione e crescita mettendo ulteriore pressione in vari settori industriali e commerciali.

Preoccupante è anche la serie di effetti collaterali che questi fallimenti inevitabilmente si trascinano dietro.

Perdere nel giro di breve uno o più fornitori strategici è rischioso se non vi sono piani alternativi già predisposti, oltre ad avere un probabile impatto sui costi variabili e sui tempi di consegna a clienti con possibili penali o perdita di clientela e di commesse.

Subire il fallimento di uno o più clienti importanti non stiamo nemmeno a spiegare che ricadute comporti.

A rischio in queste situazioni è sia lo stato patrimoniale che il conto economico insieme alla pianificazione dei flussi e quindi la solidità aziendale con la propria capacità di far fronte agli impegni economico finanziari.

Con il nuovo codice della crisi di impresa, inoltre, non si può più attendere molto prima di dichiarare una probabile crisi di insolvenza, anche se importata per cause esogene e magari con un portafoglio ordini e utili previsti di tutto rispetto.

Il panorama è fosco e tutt’altro che tranquillo, basta un altro scossone e molte altre aziende, ancora traballanti, rischiano di scomparire.

Come sempre a un problema vi è una soluzione.

Le grandi imprese mettono in campo Direttore Finanziario, Credit Manager e Risk manager che si occupano di monitorare la qualità e solidità di clienti, fornitori, del credito commerciale e dell’adeguatezza delle disponibilità di cassa per far fronte alle evenienze, trasferendo se necessario il rischio insolvenza a terzi e rovesciando l’indice di rotazione debiti crediti a favore dell’azienda.

Con buona pace delle PMI che tale linea di management non se la possono permettere subendo.

Si possono permettere però, con un investimento marginale e variabile, la consulenza in temporary management di professionisti che li rendano efficaci e competitivi al pari delle grosse imprese.

Un problema se risolto diviene un vantaggio competitivo, in tempo di crisi significa anticipare la ripresa e guadagnare fette di mercato lasciate libere da chi si è dimostrato sprovveduto.

Noi ci siamo, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

02/03/2023

La conoscenza rende liberi

Essere imprenditori in una Micro PMI oggi è più complicato che in passato.

Se un tempo bastava il buon senso e un/a contabile con tutti gli adempimenti fiscali e normativi oltre ai vari parametri sia del rating che del Codice della Crisi di Impresa oggi si richiede una specializzazione verticale notevole in diversi ambiti complessi.

Essere aggiornati e adempienti significa in prima battuta mettere in sicurezza l’azienda e l’imprenditore da rischi di sanzioni pesanti o da incidenti che potrebbero minare la sopravvivenza dell’azienda.

Certo si possono delegare in toto a professionisti esterni alcune di quelle funzioni e adempimenti senza più apparentemente doversene curare.

Tuttavia, ciò espone a rischi l’azienda, in tal infatti modo l’imprenditore è vincolato al professionista e non crea le condizioni per poter esercitare il controllo sull’efficacia ed efficienza dell’operato, rimanendo così comunque ciechi e responsabile davanti alla legge.

I professionisti sono una fondamentale risorsa di cui oggi non si può fare a meno. Esiste la possibilità di avere tuttavia un elemento all’interno dell’azienda che faccia le veci dell’Imprenditore assistendolo nella strategia e tattica di tutte tali questioni supervisionandolo e coinvolgendolo in tutte le scelte migliori e nei rapporti conseguenti con il professionista: un Consulente Strategico in Temporary Management.

In tal modo si crea una conoscenza e coscienza di ogni ambito sensibile aziendale che permetterà all’imprenditore di divenire decisionalmente autonomo e capace senza dover forzatamente accettare qualsivoglia soluzione prospettata da un terzo che non vive e respira l’azienda.

La conoscenza rende liberi e consapevoli.

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

23/02/2023

 

Oblio ed efficienza

Rudolf Steiner, fondatore dell’antroposofia, affermò che un essere evoluto necessita dell’oblio del passato.

In sintesi, ogni esperienza va vissuta come fatto nuovo, senza interpretarlo come vicende passate, anzi ricercarne i nuovi significati e i nuovi sviluppi e reagire in modo diverso se necessario.

Altrimenti reagiamo a una esperienza passata inconsapevoli delle differenze, anche sostanziali, che i futuri accadimenti portano con sé.

Esistono innumerevoli variabili all’interno di un processo e al variare di alcune di esse cambiano, anche radicalmente, le dinamiche.

Portare le stesse risposte del passato difficilmente darà gli stessi risultati, portandoci in un altrove non necessariamente funzionale.

Serve guardare alle situazioni con occhi attenti e indagatori, con la curiosità di cogliere le novità e di sfruttarle.

Se pensiamo a Virgin e a Tesla pensiamo a due imprenditori innovativi che hanno saputo cogliere il futuro e a tradurlo in visione imprenditoriale portandola concretamente a terra.

Nel valutare una azienda non c’è ambiente più soffocante di una struttura ancorata al passato che vive sclerotizzata in ciò che fu e si muove su prassi anacronistiche incapace di cogliere il vento del cambiamento, ormai prossima alla obsolescenza.

Apriamo bene gli occhi, respiriamo tutti i giorni il vento del cambiamento e creiamo una visione futura a medio e lungo periodo che ci indichi i passi da compiere giorno per giorno, partendo da oggi.

Chi avesse il coraggio di farlo con buona probabilità diverrebbe quell’imprenditore di successo con cui amiamo collaborare.

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

15/02/2023

Un disastro non si aggiusta a rattoppi

Nel micro come nel macro le situazioni non cambiano.

Assistiamo purtroppo sempre più spesso nel valutare lo stato di salute di aziende a stati estremamente compromessi dal continuo rattoppare situazioni di difficoltà mai organicamente e strutturalmente risolte.

Il più delle volte si crede di aggiustare la situazione con artifizi di bilancio o indebitandosi contando nella buona sorte e che qualcosa cambi.

Altre volte si fanno salti mortali per aumentare il fatturato anche a discapito della marginalità, aumentando la voragine e i problemi senza un vero cambio di rotta.

Si crea così, toppa su toppa una situazione degenerata a tal punto da richiedere sforzi enormi e a volte ingiustificati per creare un punto di svolta e tornare in equilibrio.

Una situazione compromessa richiede una terapia d’urto e l’esperienza insegna che se non si cambia radicalmente qualcosa, procedendo sempre con le medesime strategie, i risultati non potranno che essere gli stessi e avviarsi verso un inevitabile disastro.

Lo vediamo con la politica, con i conti pubblici, con la gestione imprenditoriale delle PMI che non hanno ancora effettuato quel cambio di paradigma che un mondo sempre più veloce e connesso impone.

Chi non si evolve si estingue, lo si sa dai tempi di Darwin, l’impressione è che molti ritengano essere un problema degli altri e di esserne esenti, finché la crisi non bussa alle porte e ci si trova a ballare sul ponte del Titanic mentre inesorabilmente affonda.

Di esempi virtuosi ce ne sono molti e credeteci, non è fortuna.

Noi siamo pronti, Voi?

 

Articolo di Marco Simontacchi

01/02/2023

 

Controllo finanziario per cantiere

Riassumiamo in sintesi ciò che occorre per avere coscienza dell’andamento dei conti aziendali e tenere sotto controllo margini e tesoreria in aziende che operano per commesse e/o cantieri.

Innanzitutto, vale la premessa che il controllo deve essere sia in previsionale che in tempo reale e non solo a consuntivo, inutile preoccuparsi di chiudere la stalla dopo che sono scappati i buoi.

Una azienda complessa con diversi cantieri deve tenere una contabilità per commessa (o cantiere come dir si voglia) occorre quindi:

La distinta base di ogni commessa utilizzata per comporre l’offerta con dettaglio di materie prime, semilavorati, lavorazioni in cantiere e trasferte.

Tenere contabilità per commessa giornalmente di tutto ciò che viene caricato su ogni singola commessa, laddove possibile dettagliatamente, dove impossibile (trasferte su più cantieri, parti di materie prime o lavorazioni multiple etc.) imputare in percentuale a forfait al limite per eccesso.

Settimanalmente verificare se a SAL quanto caricato per distinta base su ciascuna commessa è in linea con l’offerta accettata da cliente. Eventuali differenze o sono da imputare a errori di progettazione/produzione, aumenti inaspettati di mercato o a successive richieste di cliente oppure a varianti in corso d’opera. Le ultime due voci andrebbero notificate a Cliente e fatturate a parte, come variante accettata o come nuovo ordine.

L’insieme di tutte le risultanze ci fornisce indicazione sui margini industriali che si vanno formando, tali margini per il fatturato atteso dagli ordini in essere e previsti ci fornisce il margine operativo e quindi la certezza o meno di coprire i costi fissi di struttura e l’eventuale utile di esercizio.

 

Contemporaneamente l’amministrazione deve tenere la contabilità aggiornata e chiudere un bilancino mensile SP e CE almeno entro il 20 di ogni mese successivo tenendo presente che generalmente le fatture a SAL andranno in SP ma non in CE.

Una volta al mese tale documento dovrà essere analizzato e comparato alla contabilità per commessa di cui sopra per verificare la correttezza e affidabilità dei conti.

L’amministrazione dovrà altresì tenere il previsionale del business plan a 12 mesi aggiornato per capire prospetticamente come l’azienda stia andando a chiudere l’esercizio, così come dovrà tenere aggiornato uno scadenzario della cassa per conto in modo di avere coscienza dei flussi e dei bisogni di tesoreria futuri.

 

Per far ciò servono competenze e adeguati programmi, che per funzionare a loro volta necessitano nei tempi e nei modi pattuiti di tutti i flussi informativi da parte di tutte le figure coinvolte (Progettazione, commerciale, acquisti, magazzino, contabilità). Basta che una figura coinvolta non collabori al corretto funzionamento dei flussi informativi per mettere in crisi tutto il sistema, occorrono quindi diligenza, precisione, collaborazione e senso di responsabilità.

Senza tutto ciò il controllo dell’andamento economico patrimoniale dell’azienda non è possibile. L’Amministratore se in linea con quanto sopra può provare la diligenza del buon padre di famiglia e di essere conforme a quanto richiesto per legge, viceversa risponde in solido con l’azienda, anche patrimonialmente, in caso di problemi.

Noi siamo pronti, Voi

Articolo di Marco Simontacchi

 

17/01/2023

 

 

Imprenditore alla Eisenhower

Cosa ha da imparare un imprenditore da un Generale 5 stelle protagonista della II guerra mondiale e 34° Presidente USA?

Parecchio in termini di gestione del tempo e delle risorse.

In un discorso Eisenhower diede lo spunto su tale argomento, a cui si rifece Covey, per costruire il “quadrante di Eisenhower” per il time management.

Uno dei problemi tipici del piccolo e medio imprenditore è quello di non avere una vera linea di manager a supporto dell’attività, trovandosi così a dover gestire molteplici attività non tipiche di un amministratore.

Sommerso dalle urgenze perde spesso di vista il vero obiettivo e il focus su ciò che veramente è importante: dirigere l’azienda verso i propri obiettivi industriali ed economici.

Impantanato nei dettagli l’imprenditore a capo chino non coglie più il senso della direzione e si trova spesso a fine esercizio ad essere meramente sopravvissuto all’anno fiscale.

In questo il suddetto quadrante ci viene in soccorso, ci aiuta a distinguere tra ciò che è urgente o importante.

Ciò che è urgente e importante significa che se disatteso avrà conseguenze, merita la nostra massima attenzione.

Urgente ma non importante dovrebbe indurci a delegare a persona con le giuste competenze.

Importante e non urgente dovremmo pianificarlo nel tempo e portarlo a termine a step.

Né importante né urgente significa sacrificabile, le conseguenze saranno minime, lo si evade se avanzano tempo ed energie fatto tutto il resto.

Come in tutti i processi all’inizio sembra macchinoso, andiamo a creare una nuova procedura interna con deleghe.

Tuttavia, una volta che sia diventata una abitudine sarà un automatismo virtuoso che permetterà all’Imprenditore di fare una corretta gestione del tempo e delle risorse focalizzandosi così sul suo vero lavoro: portare l’azienda in modo efficiente ed efficace ai propri obiettivi.

 

Noi siamo pronti, Voi?

Articolo di Marco Simontacchi

12/01/2023